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"...una volta che sai cos'è la cosa che vuoi che sia vera, l'istinto è un mezzo molto utile per metterti nelle condizioni di sapere che è vera."

(da Douglas Adams, Addio, e grazie per tutto il pesce; Milano, Mondadori, 1986)

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mercoledì 2 novembre 2011

Fahrenheit 451, di Ray Bradbury


Anno di pubblicazione: 1953
Titolo originale:  Fahrenheit 451

Iniziamo da un libro in cui sono protagonisti i libri, e che non a caso ha dato il titolo a una nota trasmissione radiofonica ad essi dedicata. 

Siamo in un futuro imprecisato, a Los Angeles.
Guy Montag è un pompiere, un brav'uomo, contento di svolgere il suo mestiere: appiccare il fuoco per distruggere i libri ancora esistenti, dal momento che la legge vieta di conservarli e leggerli. Lo fa ridere l'assurda leggenda secondo cui, un tempo, quando le case non erano ancora ignifughe, i vigili del fuoco avrebbero avuto il compito di spegnere gli incendi anziché quello di farli scaturire.
Il mondo in cui vive è perfettamente organizzato, controllato, ultratecnologico. Non mancano gli intrattenimenti, i passatempi, gli spettacoli che permettono alle persone di allontanare la noia e di trascinare avanti un'esistenza inconsapevole e superficiale. Le TV occupano, nelle case più attrezzate, quattro pareti, consentendo agli spettatori di interagire e sentirsi partecipi di un coinvolgente mondo virtuale, mentre, per contro, sembra non esistere una reale vita sociale, neppure all'interno della cerchia famigliare. Dei macchinari medici molto evoluti, infine, permettono di sottrarre alla morte i non pochi individui che, "incomprensibilmente", tentano il suicidio.
E' un mondo ordinato e perfettamente efficiente nel quale, però, sembra non esserci spazio per il pensiero, la curiosità, la riflessione interiore (non per niente i libri vengono distrutti). Anche Montag, come quasi tutti gli altri, vive estraneo e indifferente a ciò che lo circonda e, in fondo, non è felice. Le cose, però, sono destinate a cambiare e il protagonista, anche grazie ai suoi "strani" vicini di casa, riesce pian piano a prendere coscienza di una dimensione umana più profonda, mentre il mondo che di essa l'aveva privato va irreparabilmente in frantumi. 

La narrazione di Bradbury riesce ad affascinare e coinvolgere dipingendo un mondo che, per molti aspetti, ha i tratti di un'allucinazione grottesca, ma che, insieme, ha un profondo legame con la realtà e i comportamenti tipici degli esseri umani, prima di tutto in senso sociale e politico.
A dominare questo mondo non è la dittatura oppressiva e onnipresente del 1984 di Orwell, in cui l'occhio del Grande Fratello vigila ovunque e punisce senza scampo, ma è, al contrario, una forma di controllo molto più leggera e impalpabile, anche se altrettanto efficacie. In questo caso, infatti, l'uomo non si sente controllato, può condurre una vita tranquilla, respira, ma, alienato e inebetito dalla televisione di regime, e in assenza di altri spunti culturali, viene portato all'isolamento sociale e privato di fatto della sua libertà mentale e della sua capacità di elaborare idee. In questo senso, quello di Fahrenheit 451, è un futuro niente affatto remoto e descrive, anzi, l'atteggiamento sempre esistito di chi cerca di controllare il pensiero altrui prima di tutto attraverso la censura dei libri (si possono citare svariate dittature, più e meno recenti, l'Inquisizione, ecc., ecc.). Per questo motivo il mondo descritto da Bradbury fa comprendere l'importanza di ciò che vi viene negato, ed è davvero assurdo, quando si può, privarsi da sé della possibilità di leggere, ossia di un'attività che, come l'arte e la musica, aiuta a vivere in modo più completo, consapevole e profondo.

Di Ray Bradbury, scrittore statunitense nato a Waukegan nel 1920, ricordiamo anche Cronache marziane, La morte è un affare solitario, L'uomo illustrato e (per ragazzi) L'albero di Halloween.
Da Fahrenheit 451 è stato tratto, nel 1966, l'omonimo film di François Truffaut.
Romanzi dello stesso genere (fantascientifico-distopico) sono 1984, di George Orwell, e Il mondo nuovo, di Aldous Huxley.

Gridoux

4 commenti:

  1. Davvero un libro molto interessante.
    Io di professione faccio la sarta, ma la sera adoro dedicarmi alla lettura pertanto sarò felice di leggere il libro di cui hai parlato.
    A quanto pare rispecchia un pò la nostra società odierna dove tutti sono rincitrulliti dalla tv che plasma le menti ed impedisce che ognuno pensi con la propria testa.
    In qualche modo il nostro è un regime democratizzato, non trovi?
    Non ho idea di quale possa essere la tua posizione politica, ma a mio avviso siamo tutti nella stessa barca.
    Penso proprio di continuare a seguire questo blog perchè si preannuncia molto affine ai miei gusti!!
    Grazie Gridoux:-)

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  2. Ciao, grazie per il tuo commento. Sono contento che il blog ti piaccia!
    Sì, il libro di Bradbury è davvero interessante e fa capire molte cose (a partire dall'importanza dei libri).
    La situazione che descrive, secondo me, è sempre un pericolo per una democrazia e, nel nostro caso (in questa che mi sembra una specie di oligarchia elettiva con qualche tratto di regime), mi pare che abbiamo fatto diversi progressi in questa direzione, dal momento che molte TV tendono a falsare, in modo evidente, le informazioni e, in modo meno evidente, a promuovere modelli di comportamento che hanno poco di civile e molto di anti-sociale.
    Hai ragione, non è questione di posizioni politiche: si tratta semplicemente di cercare di guardare le cose come stanno. A nessuno che sia dotato di buon senso dovrebbe piacere farsi prendere in giro da chicchessia.
    Gridoux

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  3. Ciao Gridoux,
    qualche giorno fa ho visto il film tratto da questo libro e penso fosse molto attinente al romanzo dato che è stato diretto con la collaborazione dello scrittore.
    Il film è del 1966 diretto da François Truffaut, non sò se tu abbia avuto l'occasione di vederlo!!
    Mi è piaciuto come alcuni personaggi del romanzo fossero disposti a sacrificarsi pur di non perdere quell'attinenza con la realtà data dalla lettura dei libri.
    Quando la conoscenza viene negata si fa di tutto per averla.
    Coloro che si attenevano alle regole, astenendosi dalla lettura dei libri, sembravano in apparenza felici, ma ciò era un'illusione perchè non si può vivere senza sapere nulla delle proprie origini.
    In realtà anche noi siamo i qualche modo irrigimentati, ma i mezzi per informarsi non ci son stati negati e se uno desidera sapere lo può fare liberamente!!
    Ciò che mi spaventano sono coloro che non si documentano e che si attengono semplicemente a quello che vedono per TV.
    Speriamo che leggendo questo libro alcuni riescano finalmente ad aprire gli occhi al mondo con atteggiamento nuovo.
    Per il momento non ci resta che attendere, vero?

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  4. Ciao, grazie per i tuoi commenti sempre interessanti!
    Sì, il film è molto vicino al libro ed è davvero bello!
    Anche secondo me è una storia che fa riflettere parecchio su varie cose.
    Gli abitanti di Los Angeles, nel libro, sembrano felici, ma non possono esserlo veramente, perché non affrontano la vita fino in fondo ed evitano di pensare a qualcosa di più vero della vita che fanno, cosa che i libri, invece, permettono di fare, come permettono di riflettere meglio su ciò che ci circonda e di incontrare nuove idee e confrontarsi con esse.
    Anche la TV, se fatta bene, può dare molto a questo proposito, anche se (a causa delle immagini, ecc.) non consente di avere la stessa capacità di riflessione e "concentrazione" che si ha coi libri. Certo che la TV, purtroppo, è di solito in mano a persone che hanno un certo status sociale e che cercano di influenzare di conseguenza i contenuti dei vari programmi (anche se possono esserci eccezioni). Il web, certamente, da questo punto di vista è più democratico (anche se non privo di spinte monopolistiche, ecc.), e inoltre favorisce lo scambio delle idee.
    Chi come me partecipa a questo blog spera di riuscire ad invogliare alla lettura di testi che considera importanti, o per lo meno di suggerire qualche idea o qualche spunto di riflessione (senza pretese di onniscienza naturalmente).
    Speriamo che la gente, con i libri o in altro modo, ritorni a ragionare maggiormente su quello che succede, perché, se ci si guarda intorno, non sembra un'abitudine tanto diffusa.
    Ciao,
    Gridoux

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