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Citazione della settimana
CITAZIONE DELLA SETTIMANA
"...una volta che sai cos'è la cosa che vuoi che sia vera, l'istinto è un mezzo molto utile per metterti nelle condizioni di sapere che è vera."
(da Douglas Adams, Addio, e grazie per tutto il pesce; Milano, Mondadori, 1986)
sabato 25 febbraio 2012
Trilussa: biografia e opere
Poeta romanesco
Roma, 26 ottobre 1871 - Roma, 21 dicembre 1950
Carlo Alberto Salustri, che scelse di scrivere con lo pseudonimo di Trilussa (anagramma del suo cognome), nacque a Roma nel 1871.
Rimasto molto presto orfano di padre, fu costretto ad una vita di ristrettezze e non riuscì a compiere con successo gli studi. Molto giovane (vale a dire dal 1887) poté però coronare il suo sogno di collaborare con il giornale romanesco Rugantino, adottando gli pseudonimi di Trilussa per le poesie e di Marco Pepe per gli articoli in prosa. Nel 1889, mettendo insieme alcune poesie dedicate alle belle donne della capitale, scritte per il giornale, pubblicò la sua prima raccolta, Stelle de Roma.
Ormai popolare, collaborò in seguito con il Messaggero e con il Don Chisciotte di Gandolin, con articoli di cronaca, parodie e poesie che avevano come medesimo oggetto la vita quotidiana e mondana di Roma. Altre pubblicazioni, avvenute nel 1895 e 96 e poi lungo tutto il primo decennio del '900, accompagnate da fortunatissime letture pubbliche, consacrarono sempre più la sua celebrità nella capitale e in tutta Italia.
Nel 1919, in Lupi e agnelli, si pose in modo critico verso la prima guerra mondiale e verso le conseguenze e i danni che provocava alla gente, senza trascurare di fare satira sui suoi entusiastici sostenitori da bar. Anche con l'avvento del fascismo, non rinunciò a dire la sua e a criticare, sebbene lo facesse in modo indiretto, limitandosi a ironizzare su atteggiamenti generali, senza entrare in genere nel particolare delle circostanze storiche.
Nel 1945 uscì la sua ultima raccolta di poesie, Acqua e vino, in cui traspare l'atmosfera cupa del periodo di guerra e barbarie appena trascorso. Morì il 21 dicembre 1950, in ristrettezze economiche e malato di asma, venti giorni dopo essere stato nominato senatore a vita.
Trilussa si inserisce, con la sua poesia, nella tradizione dei grandi poeti romaneschi di '800 e '900 (Belli, Pascarella, Zanazzo), ma riesce a rendere la propria opera più agevolmente comprensibile anche al di fuori della capitale, poiché ricorre ad un linguaggio meno popolare e dialettale, che, seppur spontaneo e vitale, è piuttosto un italiano con forti tratti romaneschi.
Anche la Roma che fa protagonista delle sue poesie è poco caratterizzata e può simboleggiare qualunque città, con la sua vita popolana e mondana. Trilussa descrive questa vita e fa della satira pungente sugli atteggiamenti, sulle debolezze e sui sentimenti della gente che la anima. Prende di mira i pregiudizi e le ipocrisie, le fazioni politiche, nessuna esclusa, e un po' tutti i ceti sociali (dal commerciante alla contessa, dalla cartomante all'usuraio). I suoi componimenti, comici e scettici, satirici e sentimentali, vanno al di là della sua epoca e possono essere usati tutt'oggi per commentare fatti politici, aspetti sociali e atteggiamenti di costume che sono probabilmente senza tempo.
Gli animali che tradizionalmente popolano le favole diventano spesso protagonisti delle sue poesie, come caricature ideali dell'umanità che vuole rappresentare. Trilussa si inserisce, così, nella tradizione favolistica di Esopo, Fedro e La Fontaine, ma con uno stile diverso e personale. Per lo stesso motivo, richiama anche gli animali personificati del Pinocchio di Collodi, mentre per la stoccata satirica finale di molte poesie, oltre che per gli argomenti trattati, ricorda certamente Marziale.
Tra le molte opere di Trilussa, spesso riedite più volte, ricordiamo Stelle de Roma (1889), Quaranta sonetti romaneschi (1895), Caffè-concerto (1901), Favole romanesche (1901), Er serrajo (1903), Sonetti romaneschi (1906), Ommini e bestie (1914), Lupi e agnelli (1919), Giove e le bestie (1932), Acqua e vino (1945).
L'edizione completa delle sue poesie fu pubblicata per la prima volta nel 1954 da Mondadori col titolo Tutte le poesie di Trilussa. La stessa casa editrice ha riedito la raccolta anche di recente, nel 2004. Un'altra edizione è quella della Newton Compton: "Trilussa, Poesie, a cura di C. Rendina, Roma, 2011".
Gridoux
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