Per voi un blog dedicato interamente ai Libri: libri antichi, moderni, contemporanei, divertenti, impegnati, di ogni genere e argomento. Un blog dedicato, però, anche a ciò che va oltre i libri, a ciò che da essi scaturisce: idee, sentimenti, riflessioni e tutto quello che, dalla notte dei tempi ai nostri giorni, ha sempre spaventato i dittatori, i fanatici e gli ipocriti ed ha sempre fatto progredire la civiltà e la libertà interiore di ogni individuo.
Citazione della settimana
CITAZIONE DELLA SETTIMANA
"...una volta che sai cos'è la cosa che vuoi che sia vera, l'istinto è un mezzo molto utile per metterti nelle condizioni di sapere che è vera."
(da Douglas Adams, Addio, e grazie per tutto il pesce; Milano, Mondadori, 1986)
lunedì 2 giugno 2014
Dazai Osamu: biografia e opere
Proponiamo di seguito un interessante excursus
nella letteratura giapponese, con un articolo di Elena Tessari, pubblicato
recentemente sulla rivista online Rivista!unaspecie ed incentrato sulla vita e le
opere assai peculiari ed originali dell'autore Dazai Osamu.
«L’estasi e
il terrore di essere Dazai Osamu
articolo di
Elena Tessari
Dazai Osamu fa parte di quel gruppo di autori della
prima metà del Novecento giapponese definiti outsider. Sebbene non siano molto
famosi e letti in Italia, grazie alla loro originalità e incisività continuano
ad avere un gran numero di lettori e di appassionati in patria. A sessant’anni
dalla morte, Dazai continua ad essere uno degli autori più letti – il suo Ningen shikkaku (Lo squalificato, 1948),
è il secondo romanzo più venduto dopo Kokoro
(Il cuore delle cose, 1914) di Natsume Sōseki – e a radunare ogni anno
moltissimi ammiratori per gli anniversari di nascita e di morte.
Tsushima Shūji, in arte Dazai Osamu, nasce il 19
giugno 1909 a Kanagi, nella prefettura di Aomori, nel nord del Giappone. È il
sesto figlio maschio di una ricca famiglia di proprietari terrieri. Il padre è
deputato presso la Camera bassa della Dieta, impegno che lo trattiene spesso a
Tōkyō.
Si può dire che sia proprio la famiglia di Dazai a
determinare la sua scelta di outsider: da un lato l’essere il figlio più
piccolo lo fa sentire insignificante dal punto esistenziale e affettivo,
d’altro canto la sua appartenenza a una famiglia altolocata è motivo del suo
forte orgoglio e narcisismo. Questo amore/odio per la sua situazione familiare
lo porta a una scelta di vita singolare: operare per gli altri, senza seguire
il naturale egoismo umano della sopravvivenza. Dazai si erge perciò a
portabandiera e paladino di chi fatica a vivere nella società. Lo strumento
principe della sua missione è la letteratura: nel 1925 infatti decide di
diventare scrittore, e inizia a pubblicare i suoi primi tentativi letterari su
riviste auto prodotte insieme ai compagni di scuola. Nel 1927, studente di un
istituto superiore, inizia a vivere da solo adottando uno stile “decadente” e
avvicinandosi al movimento comunista, al tempo illegale. Le sue origini
altolocate e la sua cattiva salute gli impediscono di essere in prima linea: è
questo il movente del suo primo tentativo di suicidio, da lui considerato come
unico “servizio alla società” possibile. È illuminante, da questo punto di
vista, la citazione da Sagesse di
Paul Verlaine che appare all’inizio del racconto Ha (Foglie, 1934): “J’ai l’extase et j’ai la terreur d’être
choisi“.
Nel 1930 entra all’Università Imperiale di Tōkyō
per studiare letteratura francese, ma non frequenta le lezioni, assorbito dalla
convivenza con Oyama Hatsuyo, geisha. A causa della separazione forzata dei due
voluta dalla famiglia, il giovane Dazai tenta nuovamente il suicidio con
un’altra donna, buttandosi nel mare di Kamakura. Lei muore e lui sopravvive: il
trauma e il senso di colpa non lo abbandoneranno mai e il tragico evento sarà
tema ricorrente in moltissime sue opere. In seguito la famiglia permette
all’autore di sposare Hatsuyo, tuttavia la relazione amorosa ormai difficile e
le pressioni dei familiari non fanno che creare ulteriore disperazione, tanto
che l’autore pensa di nuovo al suicidio. La depressione è però l’ispirazione
per la prima opera completa, Bannen
(Gli ultimi anni, 1935), libro di buon successo con cui Dazai comincia a farsi
notare anche dagli esponenti più in vista del panorama letterario dell’epoca.
Storica la diatriba con il premio Nobel Kawabata Yasunari, secondo il quale
l’eccessiva immoralità dell’autore offuscherebbe il suo stesso talento
letterario. Il successo tuttavia non dà tregua a Dazai che, dopo l’ennesimo
tentativo di suicidio, si ammala. Finita la riabilitazione dalla malattia, a
causa della dipendenza da antidolorifici l’autore passa un traumatico periodo di
ricovero in un ospedale psichiatrico. Tornato a Tōkyō scopre che Hatsuyo l’ha
tradito, e dopo un tentato suicidio di coppia, i due si separano
definitivamente. Dazai cade quindi vittima di una nuova depressione, e di un
vuoto creativo che dura un anno e mezzo.
Grazie all’intervento dell’amico e scrittore Ibuse
Masuji, Dazai si sposa Ishihara Michiko, con cui si trasferisce nel quartiere
di Mitaka (Tōkyō) nel 1939. Questo per l’autore è l’inizio di un periodo
apparentemente tranquillo e regolare, in cui torna a fluire il suo talento
letterario. È in questo periodo che nascono opere dai tratti solari, tra cui il
famoso racconto Joseito (La
studentessa). La propensione di Dazai nel ritrarre la bellezza e l’intimità
delle emozioni si sviluppa in una sorta di ribellione al clima storico e alla
letteratura di propaganda che stava oscurando la scena culturale di quegli
anni. Molti racconti fanno inoltre ricorso all’ambientazione classica sia
occidentale in Hashire, Merosu!
(Corri, Melos!), sia giapponese, come ad esempio in Otogi zōshi (Favole).
Durante gli ultimi anni della guerra Dazai si
trasferisce con la famiglia prima a Yamanashi e poi a Tsugaru, ritornando a
Mitaka avviene solo nel novembre 1946. Nelle opere di questo periodo – ad
esempio Chichi (Padre) e Vion no tsuma (La moglie di Villon) – è
evidente il forte disagio che l’autore prova nella posizione di marito e padre
di famiglia, e che lo porta a diventare sempre più irresponsabile, dedito
all’alcool e alle donne. In questi anni Dazai pubblica il celebre romanzo Shayō (Il sole si spegne), tratto dal
diario di una delle sue amanti.
Ormai al picco della sua fama, Dazai nel 1948
scrive Ningen shikkaku, ultimo
romanzo completo considerato anche suo testamento letterario ed emotivo. Prima
ancora del termine della pubblicazione a puntate su rivista, Dazai si suicida
insieme all’amante Yamazaki Tomie gettandosi nel fiume Tama, a Mitaka. Le
ricerche continuano a lungo e i corpi vengono ritrovati solo il 19 giugno,
giorno in cui l’autore avrebbe compiuto trentanove anni.
I critici concordano nell’affermare che lo stile di
Dazai sia, insieme alle tematiche esistenziali, una delle chiavi del suo
successo. La scrittura definita “in seconda persona” dà al lettore
l’impressione che l’autore/narratore stia parlando direttamente con lui: in
questo modo nel lettore cresce un senso di confidenza e di empatia, volto a
creare l’illusione di essere “davanti a uno specchio“. Dazai dimostra anche un
particolare talento nell’utilizzare voci narranti femminili.
Anche la concezione dell’essere umano e del proprio
ego sono peculiari dell’autore. Dazai illustra l’impossibilità di essere felici
nel mondo, la necessità di costruire maschere per sopravvivere, la natura
egoista di chi ha successo, con un misto di arrendevolezza e passività assente
in altri outsider più ribelli, come per esempio Sakaguchi Ango. Inoltre i
richiami alla sua vita personale sono talmente numerosi che spesso si dà per
scontato che ciò che viene narrato corrisponda a fatti realmente accaduti. Il
mondo letterario di Dazai invece è una speciale commistione estetica di
letteratura e vita in cui le due sfere non possono essere distinte in modo
troppo netto. Si potrebbe sostenere che nei testi a carattere autobiografico
l’autore cerchi di volta in volta di raccontare l’esperienza sublimandola
attraverso la sua personale concezione letteraria e artistica.
La speciale impronta lasciata da Dazai nel panorama
culturale è visibile persino in alcune espressioni ancora utilizzate nel
linguaggio comune, a partire dall’espressione Shayōzoku (“la gente del sole calante” ovvero l’aristocrazia in
estinzione), o la citazione Umarete
sumimasen, “chiedo scusa di essere nato“, considerata una delle frasi più
celebri dell’autore.
Dalle sue opere sono state trasposte con ampio
successo di pubblico nei diversi media della cultura popolare, tra cui manga,
anime, film per la tv e per il cinema.»
Di Elena Tessari è stata pubblicata recentemente
anche la traduzione di uno dei racconti di Dazai Osamu, Le prime foglie di ciliegio e il
flauto magico, traduzione che potrete leggere al link che segue: http://www.rivistaunaspecie.com/2014/04/25/prime-foglie-ciliegio-flauto-magico-dazai-osamu/
Per visualizzare l'articolo originale, seguite
questo link: http://www.rivistaunaspecie.com/2014/04/04/lestasi-terrore-essere-dazai-osamu/#content
Per visitare il sito di Rivista!unaspecie seguite invece
questo link: http://www.rivistaunaspecie.com/
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento